Armillaria Mellea: il Marciume fibroso degli alberi da frutto
Armillaria mellea è un fungo fitopageno altamente polifago.
Questo fungo cresce generalmente nel periodo autunno-invernale e si comporta come parassita quando incontra ceppi e tronchi di albero ospiti. La parassitizzazione di un albero da parte del fungo Armillaria mellea può portare anche alla morte dell’albero, se non curata per tempo.
Armillaria mellea è un fungo parzialmente commestibile. É molto ricercato per il gusto ma è tossico se consumato crudo. La tossicità poco chiara, solo di alcune parti del fungo e in alcuni modi di consumo, provoca diversi casi di intossicazione ogni anno.
Infatti Armillaria mellea produce delle tossine molto particolari, chiamate “emolisine”, che si inattivano sottoponendo a bollitura i Carpofori del fungo per almeno 15 minuti. La bollitura è un processo obbligatorio per poter consumare il fungo, perchè se cucinato direttamente, senza bollitura, il corpo del fungo espelle una sostanza viscosa leggermente tossica per l’uomo.
Malgrado tutti i procedimenti e i metodi di consumo atti a eliminare le micotossine prodotte, Armillaria mellea può comunque causare casi di intossicazione lieve o media.
Aspetti fitopatologici di Armillaria mellea
Armillaria mellea è un fungo parassita degli alberi e causa il famoso Marciume radicale fibroso. Armillaria penetra nella pianta attraverso le radici e dopo lo sviluppo e la parassitizzazione del fungo, le radici più grandi dell’albero colpito si presentano imbrunite. La corteccia tende a staccarsi col tempo in quanto il micelio del fungo cresce tra corteccia e tessuto legnoso.
Lo sviluppo del fungo procede attraverso la colonizzazione dell’apparato radicale della pianta. Nel tempo, gli alberi mostrano sofferenza a livello fogliare, con la chioma che tende ad appassire e ad imbrunire. La diffusione del fungo avviene nel terreno attraverso un particolare sistema di ife, definite Rizomorfe. Dopo aver colonizzato una pianta, Armillaria produce questo specifico intreccio di ife, che permette il passaggio alle vicine piante ancora non colonizzate.
La lotta ad Armillaria è molto complessa, in quanto è difficile da colpire all’interno del terreno. La lotta deve essere sicuramente preventiva, attuata in modo da evitare una diffusione estesa del fungo. In casi di forte attacco, risulta conveniente l’eliminazione della pianta e successivo trattamento della buca con principi attivi chimici.
Armillaria mellea: cos’è?
Armillaria mellea è un fungo parassita degli alberi e si nutre del legno. Spesso si comporta anche da Saprofita, nutrendosi del legno morto. Infatti è molto probabile un suo incontro su ceppi di alberi morti. Spesso, quando lo si nota sul terreno, è probabile che stia crescendo da radici di alberi molto superficiali.
Armillaria mellea è denominato come fungo Facoltativo: può avere sia un comportamento Parassita (su alberi sani), sia un comportamento da Saprofita (tessuti legnosi morti).
Armillaria mellea: habitat
Armillaria mellea è un fungo che cresce spontaneamente in piccole zone boschive poco fitte ma anche in aree agrarie dove, grazie all’azione dell’uomo, riesce facilmente a spostarsi tra i campi agrari. Armillaria mellea è una specie Eliofila: predilige campi soleggiati, quindi sarà molto difficile trovarlo in vere e proprie zone boschive molto fitte.
Armillaria mellea: come attacca gli alberi?
Armillaria mellea attacca gli alberi a partire dalle radici. L’attacco risulta più veloce e semplice se l’albero presenta delle radici morte o in via di decomposizione, soprattutto se molto superficiali. La colonizzazione, in questo caso, risulta molto più rapida e veloce.
Lo sviluppo di Armillaria mellea all’interno delle radici dell’albero rallenta o addirittura blocca la capacità di assorbimento delle radici, che col tempo tendono a sfaldarsi completamente. Lo sviluppo di Armillaria mellea provoca, quindi, il cosiddetto “Marciume Radicale Fibroso”, che consiste nella proliferazione delle ife del fungo tra il tessuto corticale e il tessuto legnoso delle radici dell’albero colonizzato.
Esternamente le radici si mostrano imbrunite con profonde aree legnoso sfibrate e depresse. Allo stesso tempo, alla base del tronco dell’albero, il fungo produrrà i Carpofori, fino a formare grandi cespi, che rappresentano un chiaro segnale della colonizzazione dell’albero. A questo punto la colonizzazione dell’albero è in fase avanzata e le ife del fungo cominciano ad espandersi nel terreno, fino ad incontrare altri ospiti.
A questo punto l’unica soluzione percorribile è quella di estirpare l’albero infetto, in modo da evitare la diffusione e il contagio nel suolo. Armillaria può attaccare Mandorlo, Melo, Albicocco, Agrumi, etc.
Armillaria mellea: Sintomi e cause
I primi sintomi del Marciume Radicale Fibroso sugli alberi da frutto si nota direttamente sulle foglie, con segni di sofferenza dovuti alla presenza del fungo all’interno delle radici dell’albero. Si notano quindi, arricciatura delle foglie basali, che vanno incontro ad imbrunimento e appassimento graduale. L’albero continuerà a perdere le foglie dal basso verso l’apice della chioma.
Man mano che questi sintomi procedono sulla chioma dell’albero colpito, è possibile notare la formazione di veri e propri Cancri sui rami e sulle branche più grandi. In alcune specie si nota la fuoriuscita di resina da queste strutture tumorali.
Il legno colpito da Armillaria tende a sfaldarsi e ad essere, quindi, molto più fragile rispetto al legno sano. Sui ceppi morti e sulle radici degli alberi colpiti, Armillaria mellea è facilmente identificabile tramite microscopio, grazie alla presenza di Ventagli miceliari, Ife Rizomorfe e struttura del Cappello esterna.
Armillaria mellea: I ventagli miceliali
I ventagli miceliali sono delle strutture che il micelio del fungo forma nell’area tra la corteccia e il tessuto legnoso delle radici.
Questa particolare crescita è ben visibile eliminando la corteccia di una radici colonizzata da Armillaria.
Armillaria mellea: I rizomorfi
I rizomorfi sono caratterizzati da una colorazione bruno-rossastra, a volte anche tendente al nero. Queste strutture si sviluppano dal micelio presente nel suolo, all’interno o esternamente alle radici.
Ad un occhio meno attento, possono essere confuso con piccole e giovani radici dell’albero, ma esaminando meglio si può notare la consistenza fibrosa e cotonosa di queste particolari strutture.
Armillaria mellea: I Carpofori
I Carpofori sono la struttura che normalmente consideriamo come “fungo”. I Carpofori possiamo trovarli alla base degli alberi colonizzati e molto spesso alla base di alberi capitozzati e morti. Possono avere delle colorazioni anche leggermente differenti tra loro ed è facile confondere Armillaria mellea con altre specie molto simili tra di loro.
Come sbarazzarsi di Armillaria mellea
Il controllo del Marciume Radicale Fibroso di Armillaria è estremamente difficile una volta che si è stabilito nel terreno. Le azioni sono soltanto preventive, in quanto ad oggi non sono disponibili fungicidi specifici per questo patogeno parassita degli alberi. Inoltre il posizionamento del micelio del fungo, che si sviluppa e si diffonde nel terreno, rende molto difficile il suo controlli con prodotti fitosanitari.
Le misure preventive sono l’unica soluzione attuabile, e consistono essenzialmente nella messa in opera delle buone pratiche agronomiche in campo: eliminazione degli alberi e dei ceppi malati, con conseguente eliminazione dei residui legnosi infetti dal proprio campo. Anche la spaziatura e il sesto d’impianto influiscono sulla diffusione di questo fungo patogeno.
L’eliminazione del ceppo e delle radici più grandi è essenziale in quanto, essendo Saprofita, Armillaria è in grado di sopravvivere per moltissimo tempo a spese di tessuto legnoso in decomposizione. L’eliminazione di questa fonte di nutrienti riduce lo sviluppo e la conseguente diffusione del patogeno nel terreno.
Il reimpianto dei ceppi eliminati, senza aver effettuato un trattamento chimico o scegliendo una specie suscettibile, è fortemente sconsigliato.
Il Fico, alcune varietà del Pero e del Pugno sono specie moderatamente resistenti all’Armillaria e riescono a bloccare la diffusione delle ife e dei Rizomorfi del fungo. Nel Sud Italia, sono queste le specie che vengono utilizzate maggiormente per sostituire i ceppi di alberi parassitizzati da Armillaria nel suolo.
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