Agente patogeno: Plasmopara viticola Berl. & De Toni, patogeno appartenente alla Fam. delle Peronosporaceae del Regno dei Cromista (=classe Oomycetees)
Cenni sulla malattia
Plasmopara viticola è l’agente causale della peronospora della vite; questa malattia interessa tutti gli organi verdi della pianta causando danni maggiori sulle foglie e sui grappoli. Costituisce una delle più importanti malattie crittogamiche della vite diffuse in tutta l’Europa. La malattia è estremamente pericolosa, a causa della notevole suscettibilità delle vite alla malattia, ed in annate particolarmente favorevoli al patogeno, può portare ad una notevole perdita di produzione.Si conserva nei residui vegetali caduti a terra sottoforma di oospore durevoli. Queste ultime, in primavera, quando si verificano particolari condizioni climatiche (10 cm di lunghezza dei germogli, 10 gradi di temperatura notturna per almeno 2-3 giorni consecutivi e 10 mm di pioggia) germinano dando origine all’infezione primaria producendo una ifa, portante all’apice un macroconidio o zoosporangio, che vienetrasportato sulla vegetazionead opera della pioggia o del vento, liberando moltissime zoospore flagellate (elementi infettanti). Le zoospore, essendo dotate di flagelli,nuotano nel velo liquido fino a raggiungere gli stomi della pagina inferiore delle foglie dove si incistano, germinano producendo un tubetto premicelico che entra nella camera sottostomatica. In seguito alla penetrazione stomatica, il micelio sviluppandosi si diffonde attraverso gli spazi intercellulari, dapprima del parenchima lacunoso poi, via via verso la pagina superiore, nel mesofillo e nel tessuto a palizzata; differenzia degli austori con i quali perfora le cellule e ne trae il contenuto, determinando la morte delle cellule stesse con formazione delle macchie ad olio e della efflorescenza biancastra nella pagina inferiore della foglia (sporangi) che daranno origine alle infezioni secondarie.
Descrizione e sintomi
Questa è la prima manifestazione dell’infezione a carico delle foglie consistente in macchie circolari decolorate (diametro 3 cm) che assumono un aspetto idropico e traslucido (macchie d’olio). Le macchie, spesso numerose su di una stessa foglia, si estendono fino a confluire e successivamente necrotizzare. In condizioni di elevata umidità, sulla pagina inferiore, in corrispondenza di tali aree, dalle aperture stomatiche fuoriescono le fruttificazioni agamiche del fungo (sporangi) sottoforma di una efflorescenza biancastra densa e cotonosa. Le foglie attaccate e necrotizzate vanno poi incontro a filloptosi anticipata. In caso di infezioni tardive, le infezioni producono, principalmente sulle foglie basali, numerose macchie clorotico-necrotiche poligonali poco estese e delimitate dalle nervature fogliari, con grandezza massima di 0,5-1 cm, che pian piano confluiscono e necrotizzano (macchie a mosaico). Anche in questo caso, in corrispondenza delle aree colpite, nella pagina inferiore appaiono le fruttificazioni agamiche del fungo (sporangi) e si verifica filloptosi anticipata. Anche i germogli possono essere attaccati dalla peronospora; l’attacco si verifica tendenzialmente in prossimità dei nodi e si manifesta con aree prima idropiche, poi livide e successivamente necrotiche. L’azione del fungo, determina ipertrofia dei tessuti con conseguente accrescimento unilaterale del tralcio che si piega andando a formare un uncino o una forma a “S”originando distorsioni e spaccature longitudinali in corrispondenza delle quali può svilupparsi l’efflorescenza biancastra costituita dalle sporificazioni agamiche del fungo. Talvolta la malattia si manifesta anche sulle gemme dove induce una vegetazione stentata e, specialmente in caso di gravi infezioni, sui viticci e sul rachide del grappolo, specialmente nella parte apicale. Anche le infiorescenze e i giovani grappolini possono essere attaccati; un attacco precoce prima dell’allegagione produce macchie livide seguite da ipertrofie deformanti il peduncolo, raspo e racimoli (forme ad uncino o a “S”). In seguito, se le condizioni sono favorevoli allo sviluppo del fungo, i grappoli possono venire ricoperti dalle fruttificazioni del patogeno e quindi seccare. Dopo l’allegagione, gli attacchi di peronospora determinano sui grappoli, due diverse sindromi note come marciume grigio e marciume bruno. In caso di attacchi precoci, i giovani grappoli con raspo e racimoli ancora in gran parte erbacei e acini piccoli manifestano una colorazione plumbea e successivamente vengono ricoperti dalle fruttificazioni del fungo emesse attraverso gli stomi degli acini con formazione nell’insieme di una colorazione grigia. In caso di attacchi tardivi con estati fresche e piovose, sui grappoli più vecchi, l’infezione degli acini determina una colorazione brunastra con perdita di turgore e avvizzimento senza formazione di micelio sui grappoli (peronospora larvata). L’assenza di fruttificazioni del fungo si spiega in quanto gli stomi degli acini (con l’aumentare dell’età) perdono funzionalità e/o degenerano e il micelio del fungo rimane “intrappolato” all’interno dell’acino impedendo agli organi sporulanti del fungo di evadere.
Danni
I danni di una infezione di Peronospora dipendono dalla fase fenologica in cui si verificano le infezioni e consistono in un generale deperimento sanitario della pianta e maggiore suscettibilità ad altre fitopatie specialmente degli organi permanenti in caso di gravi defogliazioni precoci, perdita di vigore e riduzione della produzione dell’annata in corso e delle annate successive, riduzione delle riserve nutritive della pianta e qualità scadente dei vini prodotti con uve “peronosporate”. Le fasi fenologiche più delicate sono quelle che vanno dall’inizio fioritura all’allegagione. L’intensità del danno, a prescindere dalla fase fenologica, dipende anche dalle condizioni termo-igrometriche, durante e dopo l’evento infettivo, dal grado e dalla virulenza delle eventuali reinfezioni.
Lotta
La lotta contro la peronospora della vite si basa su interventi preventivi volti ad evitare il lussureggiamento della vegetazione e a ridurre gli attacchi del patogeno e su interventi chimici.
Interventi preventivi: Si consiglia di utilizzare forme di allevamento che permettano la penetrazione della luce del sole e l’arieggiamento dei grappoli; UNA POTATURA al fine di favorire una buona circolazione dell’aria; non eccedere con le concimazioni azotate, in quanto predispongono gli organi verdi alle infezioni secondarie; evitare l’irrigazione sopra chioma.
Interventi chimici: Per una razionale attuazione della difesa antiperonosporica riveste particolare importanza la scelta dei prodotti utilizzabili in base alla fase fenologica ed all’andamento meteoreologico. Il costante rilevamento dei dati climatici (temperatura dell’aria, intensità e durata delle piogge, durata della bagnatura fogliare e umidità relativa) e la successiva elaborazione dei dati mediante modelli più o meno complessi, permette di fornire importanti indicazioni sullo sviluppo della malattia. In caso di annate piovose, i fitofarmaci principalmente impiegati nelle fasi iniziali sono i tradizionali prodotti di copertura (ditiocarbammati) o loro miscele con prodotti citotropici utili ad impedire l’incontro degli elementi infettanti del patogeno con l’ospite. È necessario intervenire tempestivamente coprendo tutti gli organi suscettibili di attacco, prima della avvenuta infezione. Nella fase di prefioritura e postfioritura si consiglia l’impiego di endoterapici sistemici che hanno la capacità di bloccare lo sviluppo del fungo durante il periodo di incubazione ed anche dopo l’avvenuta sporulazione; mentre a partire dalla fase di post allegagione si consiglia utilizzo di formulati rameici, eventualmente in miscela con citotropici. Nel caso che l’annata presenti un andamento asciutto è consigliabile intervenire comunque nelle fasi fenologiche più suscettibili alla malattia e cioè alla differenziazione dei grappolini, in prefioritura ed allegagione.