Marciume nero (blackrot) (Phyllosticta ampelicida)

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Agente patogeno: Phyllosticta ampelicida (Engelm.) Aa 1973 (sinonimo Guignardia bidwelli)

Questo patogeno ascomicete, appartenente alla Fam. delle Botryosphaeriaceae  ha la forma anamorfica nella specie Phoma uvicola, ed è noto come agente causale del marciume nero della vite (Black rot)

Cenni sulla malattia

Questo fungo è in grado di svernare (già con temperature di 9-10 °C) sugli acini mummificati, caduti a terra o rimasti sui grappoli che non sono stati vendemmiati, e nei cancri da esso prodotti sui tralci. In primavera, subito dopo il germogliamento e fino alla metà di luglio, gli aschi contenuti nei periteci giunti a maturità si aprono grazie alle piogge e liberano le ascospore. Queste, trasportate dal vento, penetrano attivamente nei tessuti vegetali contaminando foglie, fiori e giovani frutti (contaminazioni primarie) producendo micelio da cui si origineranno i picnidi che liberano un gran numero di conidi provocando infezioni secondarie per tutta la stagione. Le foglie vecchie e i grappoli maturi non sono più soggetti ad attacchi da parte di questo fungo. Pochissimi acini e foglie diventano fonte di inoculo dopo la fine di luglio. Dalla fine d’agosto, le infezioni non sono più possibili.

Descrizione e sintomi

Questa malattia interessa tutti gli organi della vite in fase di crescita attiva. Sulle foglie sono visibili sintomi caratteristici, con macchie di forma abbastanza regolare, delimitate da un alone bruno per lo più localizzate nei tessuti internervali; queste successivamente tendono a necrotizzare, assumendo una colorazione rosso mattone e si ricoprono di piccole pustole nere e brillanti disposte in cerchie concentriche (picnidi= contenenti conidi; forma gamica). Anche i giovani germogli sono molto sensibili all’infezione, presentano le stesse tacche brune, allungate, che evolvono rapidamente in cancri bruni infetti sui quali si differenzierà la forma sessuata (periteci contenenti le ascospore). Anche i grappoli possono essere infettati dal fungo dalla fioritura fino alla fase dell’invaiatura del grappolo; possono essere colpiti sia il rachide che gli acini. Il rachide presenta gli stessi sintomi riscontrabili nei germogli in piena vegetazione, ovvero tacche brunastre allungate che tendono a infossarsi e successivamente a necrotizzare ricoprendosi di picnidi. La prima manifestazione del black rot sugli acini compare come un piccolo punto biancastro di circa 1 mm di diametro. Qualche ora dopo si sviluppa, attorno a questo, una zona circolare brunastra che si estende rapidamente all’intero acino. Dopo qualche giorno, gli acini colpiti diventano viola, raggrinziscono, disseccano e mummificano ricoprendosi di piccole pustole nerastre (picnidi).

Danni

I danni provocati dagli attacchi di questo micete, in caso di forti attacchi, determinano perdite di produzione a causa del disseccamento e mummificazione degli acini o dell’intero grappolo. I danni da black rot sui grappoli disseccati possono essere facilmente confusi con danni di peronospora ma se si osserva il grappolo attentamente sarà possibile notare la presenza dei picnidi. Se non ci rende conto della presenza dei picnidi, i danni fogliari possono essere facilmente confusi con danni da fitotossicità, mentre i danni sul rachide possono essere confusi con danni da botrite.

Lotta

La lotta contro il balck-rot si basa su interventi preventivi volti a ridurre la carica di inoculo presente in campo mentre interventi chimici specifici nelle nostre zone, se non in casi di infezioni gravi, non sono necessari.

 

Interventi preventivi

Nel periodo invernale, nei vigneti colpiti, bisogna eliminare i tralci che presentano lesioni provocate dal fungo e i grappoli che abbiano delle bacche mummificate (in particolare nei vigneti ove si effettua la vendemmia meccanica) e bruciarli eliminando anche i viticci che restano agganciati al filo di ferro e che presentano delle lesioni. Nel caso di vigneti non inerbiti, è consigliabile effettuare la rincalzatura primaverile dopo il primo trattamento contro il black rot, al fine di evitare di riportare in superficie gli acini mummificati interrati con i lavori autunnali.

 

Interventi chimici

Tranne la prevenzione, che mira a ridurre l’inoculo primario attraverso delle misure profilattiche adatte, contro il black-rot generalmente non viene effettuata una vera e propria lotta chimica specifica. In caso di attacchi precoci durante la fase di germogliamento la lotta è comune a quella dell’escoriosi, mentre in caso di attacchi tardivi può coincidere con la lotta alla peronospora e all’oidio. E’ possibile comunque effettuare, in funzione degli andamenti climatici, un massimo di 3 interventi specifici all’anno con fitofarmaci quali ditiocarbammati, strobilurine o inibitori della biosintesi degli steroli (IBS) facendo attenzione, soprattutto per gli IBS alla compatibilità con prodotti antiperonosporici e antioidici.

Fonte img: www.missouribotanicalgarden.orgFonte img: entoweb.okstate.eduFonte img: www.omafra.gov.on.caFonte img: www7.inra.frFonte img: www.forumdiagraria.org

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